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Hot Topic (More than 100 Replies) Isola 6 (Read 58490 times)
Keyosz
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Isola 6
22.09.10 at 06:31:00
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Ciao a tutti,eccomi finalmente a potervi parlare del traguardo di tutti questi anni di sperimentazione fai-da-te di impianto elettrico autosufficente, percorso tortuoso reso difficoltoso prevalentemente da ristrettezze economiche.Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto ma non posso certo dire che la cosa sia economica, se si guarda solamente il lato ecomonico sicuramente conviene sempre alimentarsi dalla rete nazionale, ma io ho scelto di farlo per passione, spirito di indipendenza e convinzioni ambientali, ma non volgio parlare di questioni filosofiche oggi, vi spiattello subito lo schema riassuntivo di tutto l'impianto allo stato attuale:



Breve descrizione e dimensionamento dell'impianto:- 8235Wp di pannelli fotovoltaici (45 moduli Sharp NU-183)- 2 regolatori di carica MPPT della Outback Power Systems modello FlexMax80- Inverter da 6000W della

Studer Innotec

modello HP Compact HPC 6000-48- Banco batterie da 2000Ah 48V (48 elementi da 1000Ah 2V della NBA ad elettrolita liquido e piastre positive tubolari)- Shunt ed apparati ausiliari Outback per monitoraggio correnti e stato di carica- Cpu x86 con software da me realizzato per accentrazione e controllo sistema in automatico e remoto via internet
  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #1 - 09.10.10 at 10:17:00
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Inizio la descrizione dettagliata dagli accumulatori, queste sono le foto del giorno della loro consegna a domicilio e del loro posizionamento, operazione abbastanza faticosa visto il loro peso e la superfice liscia dei contenitori, essendo poi pieni di acido solforico la loro movimentazione è sempre da farsi con calma e accortezza, li ho scaricati e posizionati assieme al rivenditore che me li portava e con l'aiuto di un amico.







In questa foto noterete il generoso spessore delle piastre e l'abbondante gomma porosa di isolamento come separatore attorno alle piastre positive:




Una foto degli elementi allineati:



Questa è la bulloneria e le sbarre di rame (stagnato credo) fornite a corredo per le inter-connessioni degli elementi:





Purtroppo per la poca serietà nella fornitura da parte del produttore le barre di connessione avevano una misura che non aveva nulla a che vedere con orientamento e distanze dei poli degli elementi, provando diverse cobine era evidente che si erano sbagliati, ad ogni modo poi successivamente sono state cambiate senza nessuna spesa aggiuntiva.Qui infatti vediamo gli elementi connessi in due serie da 48V 1000Ah poi connesse in parallelo tra loro tramite adeguati fusibili a bullone:











Qui in dettaglio la prima linea di fusibili dell'impianto, ovvero quelli subito sul polo positivo di ogni serie di elementi, questi fusibili prima della connessione in parallelo dei due banchi di elementi dovrebbero garantirmi una certa sicurezza se per una qualsiasi ragione le linee di cavi andassero in corto prima dei sezionatori sugli apparati elettronici ed inoltre se per una qualsiasi improbabile ragione una delle due serie di elementi avesse un corto in uno dei suoi 24 elementi la corrente che si riverserebbe da un banco all'altro sarebbe così elevata da far saltare il fusibile ed interrompere il catastrofico rivesamento di energia di tutto il banco gemello nel punto di corto dell'elemento guasto, che sarebbe talmente elevata da fondere il piombo e far evaporare l'acido I fusibili a bullone sono da 250A.






Successivamente sono riuscito a procurarmi del grasso di vaselina tecnica da spennellare abbondantemente su tutti i poli e le connessioni degli elementi, poichè questa sostanza tiene lontano l'acido solforico che trasuda e l'aria dal metallo delle barre di connessione prevenendo o rallentando molto la loro corrosione, difatti se il rame delle connessioni non fosse così protetto entrando a contatto con l'acido solforico formerebbe delle belle fioriture blu di solfato di rame andando a rovinare la connessione elettrica rendendola resistiva generando calore e riducendo la resa o addirittura interrompendola con il pericolo di formazione di archi elettrici pericolosi in un ambiente potenzialmente ricco di idrogeno.







Nelle foto non si vede ma il locale in cui risiedono gli accumulatori ha una grossa bocca di lupo sempre aperta a garantire un continuo ricambio d'aria per evitare l'accumulo di idrogeno e fumi acidi dirante la ricarica degli accumulatori.
  
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Re:Isola 6
Reply #2 - 09.10.10 at 10:39:00
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Qui altre foto dettagliate della struttura interna di questi elementi, come noterete vi sono tracce di solfatazione all'interno, difatti una delle cose che mi ha portato a discutere con il produttore era anche questo fatto, poichè da una batteria piombo-acido versione industriale fornita nuova mi aspetto che le piastre positive siano nere e quelle negative grigio scuro, pensate che il primo giorno quello che ora nelle foto vedete come macchie bianche era uno strato compatto e contiguo bianco, prima di pagare ho adeguatamente provato elettricamente le batterie, ed essendo che elettricamente soddisfavano le caratteristiche per cui erano state vendute le ho tenute ottenendo un moderato sconto e pensando eventualmente di applicare un desolfatatore se fosse stato necessario visto che comunque meccanicamente erano impeccabili.Ora a distanza di un anno di cicli di carica e scarica giornalieri sotto l'impianto di casa sembra che lo strato di solfato si sia ritirato parecchio, probabilmente l'anno prossimo sarà sparito del tutto e le piastre saranno belle nere quindi visto che erogano la loro capacità e non presentano cali di tensione lascerei perdere la desolfatazione anche perchè ricevono una carica completa entro mezzogiorno ogni giorno di sole pieno.














A distanza di un anno di test posso dire di essere soddisfatto di questi elementi NBA ma ad ogni modo se dovessi comprare un altro banco accumulatori piombo-acido le prenderei sicuramente FIAMM come quelle che ho preso per la baita, in quanto sono rifinite meglio e le piastre positive sono belle nere fin dal primo giorno, inoltre vengono fornite di connessioni flessibili, bulloni isolati, grasso anti-acido (equivalente della vaselina) documentazione per la ricarica, documento di collaudo e adesivi di avvertenza da applicare sulla porta della sala batterie, e non da meno le batterie fiamm hanno un adesivo su ogni elemento riportante marca, modello, capacità, densità acido consigliata e tensioni di carica, mentre gli nba a parte una desivo con livello minimo e massimo non hanno neint'altro, se non sapessi da dove vengono sarebbero perfettamente anonimi....
  
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Re:Isola 6
Reply #3 - 09.10.10 at 11:14:00
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Ora basta parlare di batterie, passiamo alla sorgente inesauribile di tutta l'energia dell'impianto, si il sole, ma in realtà volevo parlare dei pannelli fotovoltaici Sono veramente contento di questi moduli monocristallini della Sharp, sono da 183Wp ciascuno, hanno un voltaggio un pò strano in quanto sono il modello per gli impianti connessi in rete, difatti sono a 48 celle però mentre sceglievo cosa prendere ho fatto questo conto, se un 12V nominale sono 36 celle per il mio impianto a 48V nominali servono almeno 12:36=48:144 144 celle in serie, così ho filtrato tutti quei modelli che avevano un numero di celle sotto-multiplo di 144, e di fatti questi a 48 celle collegandone 3 in serie ottenevo 144 celle totali per serie che mi dà una tensione nominale esatta di 48V!Quindi il campo fotovoltaico totale è formato da 45 pannelli, connessi 3 a 3 in serie formando 15 stringhe poi connesse in parallelo nella sala tecnica dove risiedono gli apparati elettronici, quindi ogni stringa di 3 pannelli scende con una coppia di cavi rosso e nero da 10mmq, ho dovuto usare un bel pò di cavo ma ne valeva la pena per fare un lavoro fatto bene.Ho voluto portare ogni singola stringa di pannelli nella sala tecnica per avere sotto mano tutti i diodi di parallelo in caso di manutenzione e anche perchè nel seminterrato si rafreddano meglio che non nel sotto-tetto bollente d'estate ed in fine anche per avere la possibilità come espanzione futura di leggere la tensione di ogni stringa di pannelli tramite la regina rossa e monitorare tutti i pannelli da sistema centralizzato così da individuare eventuali stringhe in anomalia senza dover andare sul tetto a misurare con il tester una ad una.Comprando questi moduli fatti per gli impianti connessi in rete ho risparmiato circa il 15% che non prendendo quelli fatti apposta per impianti ad isola che alla fine sono la stessa cosa solo che hanno un numero preciso di celle per le tensioni delle batterie.Mi spiego il prezzo inferiore solo per il fatto che quelli per impianti connessi in rete hanno maggiore mercato e quindi abbassano i prezzi.





Purtoppo per via di una nevicata eccezionale mentre ero via per lavoro si è accumulata troppa neve nella parte inferiore della struttura sui pannelli l'inverno scorso e così il peso della neve ha stortato un pò tutta la struttura, fortunatamente i pannelli non presentano alcun danno, si sono solo piegate un pò le sbarre di zincato della struttura, non le sistemo in quanto questi 15 pannelli andranno poi a finire sul tetto quando finirò i lavori edili.





Questi 6 pannelli avanzavano e per non lasciarli lì a far niente mentre aspetto di essere in grado di finire i lavori sulla casa che interesseranno anche parte del tetto su cui non ho potuto montarli, li ho posizionati in verticale sulla parete della casa e non ho potuto credere che quei 6 pannelli in verticale producessero di più degli altri 15 inclinati lì a fianco durante i mesi invernali tra dicembre e febbraio, difatti in questi mesi il sole arriva quasi orizzontale, molto basso sull'orizzonte, anche se è una sistemazione provvisoria mi viene quasi voglia di trovargli una sistemazione definitiva uguale a questa....



  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #4 - 09.10.10 at 13:06:00
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Passo ora a descrivere la regolazione di carica delle batterie realizzata con due regolatori di carica MPPT FlexMax80 della Outback Power Systems, questi due regolatori sono in grado di erogare fino a 80A a lato batterie, nel mio caso ho suddiviso i pannelli solari in due gruppi facendo lavorare ogni regolatore a poco più della loro portata massima, questo perchè non mi piace usare le cose al limite ma mi piace sapere che gli apparati lavorano comodamente entro la loro protata massima con un buon margine così da non "stressare" troppo i componenti sia con le correnti elevate che con la generazione di calore, inoltre avendo due regolatori di carica in caso di guasto non resto del tutto a piedi, visto che la ditta produttrice è americana e bisogna spedirli fin l'aggiù per le riparazioni, cosa che potrebbe richiedere del tempo....Questi regolatori di carica, come già discusso più volte altrove nel forum, svolgono un importante lavoro di adattamento tra pannelli solari e batterie, essendo le tensioni ottimali di lavoro per massimizzare l'efficenza sia dei pannelli che delle batterie inevitabilmente differenti e variabili su tutta una scala di valori dipendenti dal tipo di insolazione, dalla temperatura e dallo stato di carica, questi regolatori non si limitano a regolare e elimitare la corrente per non sovracaricare le batterie, ma effetuano la ricarica a 3 stadi massimizzando l'assorbimento di energia durante le poche ore di sole e incrementano la corrente di ricarica in quanto internamente hanno uno stadio L-C controllato in PWM che realizza un perfetto adattamento sulla tensione di lavoro ideale dei pannelli in ogni momento della giornata grazie ad un software di inseguimento del punto di massima resa.Prima che li prendessi leggevo su forum americani che i regolatori di carica MPPT davano l'incremento di potenza maggiore nei climi più freddi o comunque nei periodi più freddi dell'anno, questo perchè più gionzione in silicio delle celle solari è fredda e più la sua tensione ottimale di lavoro si alza, questo si traduce nella pratica ad avere il regolatore MPPT che si assesta su tensioni a lato pannello più alte nei periodi invernali, specialmente se ventosi, così da consentire allo stadio L-C interno di erogare più corrente a lato batterie.Bene posso confermare che è proprio quello che avviene poichè l'ho verificato di persona l'inverno scorso e se ci pensate bene questo è un aspetto positivo da non sottovalutare, perchè anche se l'incremento è dell'rdine del 20-30% sulla potenza complessiva, arriva proprio quando si ha più bisogno di energia ovvero d'inverno con meno ore di sole e maggiori consumi domestici.In estate con il caldo torrido ho rilevato piccoli incrementi usando un regolatore MPPT ma in quel periodo poco importa in quanto già alle 11 del mattino ho energia in eccesso...Ad ogni modo non stò sfruttando a pieno le potenzialità di questi regolatori in quanto li faccio lavorare con una tensione nominale uguale a quella delle batterie mentre questa tipologia di regolatori dà i risultati migliori se la tensione a lato pannelli è più alta sempre restando nei limiti massimi consentiti dall'elettronica del regolatore. Per esempio questi regolatori al momento toccano gli 80V a lato pannelli in certe condizioni ottimali ma possono reggere fino a 140V, quindi in realtà potrei fare le stringhe dei pannelli anche da 4 o 5 in serie senza nessun problema, riducendo il numero di cavi e le perdite sfruttando una resa maggiore dei regolatori ma ho scelto di lasciare il campo fotovoltaico configurato su una tensione nominale uguale a quella delle batterie se per una qualsiasi ragione dovessi mettere dei regolatori di carica tradizionali PWM in caso di guasto, sostituzioni o manutenzioni dei FlexMax80, difatti ho qui nel cassetto due regolatori Steca PWM da 40A di riserva peornti per ogni evenienza futura.








Dettaglio dell'interno per far notare come un vero regolatore MPPT deve avere grosse bobine e condensatori al suo interno, se non vi sono tali componenti base dello stadio L-C non può essere un regolatore MPPT:



Regolatore MPPT Outback a confronto con lo Steca PWM di riserva:



Esempio di incremento della corrente e assestamento sul punto di massima resa dei pannelli durante una giornata di sole, come vedete la tensione dei pannelli è di circa 70V mentre a lato batterie abbiamo circa 50V con conseguente incremento della corrente che non avremmo se il regolatore fosse PWM:



Foto dei regolatori montati a parete e connessi all'impianto nella sala tecnica del seminterrato, partendo dall'alto troviamo le scatole con le alette di rafreddamento nere che contengono i diodi di parallelo dove tutte le linee provenient dal tetto e dall'esterno vengono messe in parallelo per poi entrare nel sezionatore con fusibili da 120A e poi connettersi sui poli di ingresso dei due regolatori. In basso troviamo l'uscita dei regolatori connessa al bus + e - proveniente dalla sala batterie tramite altri sezionatori + fusibili e una delle 3 shunt da 500A di misura delle correnti per il monitoraggio dello stato di carica delle batterie.



Per la realizzazione dei diodi di parallelo ho usato dei comunissimi ponti radrizzatori da 30A, difatti questi dispositivi altro non sono che 4 diodi connessi ad anello e racchiusi in un contenitore elettricamente isolato ma progettato per essere fissato su una aletta di rafreddamento in modo da dissipare il calore, quindi ho preso delle adeguate alette di rafreddamento, delle scatole di derivazione e vi ho praticato dei fori per fissare le alette e i ponti diodi come si vede in foto:




  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #5 - 09.10.10 at 13:57:00
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L'apparato che vedete in basso a sinistra montato su quella grossa aletta di raffreddamento è un SSR (solid state relay) ovvero un relè allo stato solido fai-da-te che serve a pilotare i boilers elettrici nella stanza a fianco che accumulano l'energia in eccesso durante la fase finale di ricarica delle batterie o a ricarica completata scaldando acqua per i sanitari prima che entri nella caldaia a gas così che la caldaia stessa lavori di meno o non lavori del tutto in base a quanta energia in eccesso c'è stata durante la giornata e di conseguenza in base a quanta acqua calda e a che temperatura è stata prodotta.Il segnale di pilotaggio per l'SSR viene generato sulla porta aux di uno dei due regolatori outback opportunamente configurato in modalità "opportunity load" che è una funzione simile al "diversion load" ma con delle piccole differenze, di fatti il regolatore di carica che opera in sincronia con il suo gemello tramite l'hub di comunicazione outback, cerca gradualmente di dare energia ai boilers e solo se anche accesi al 100% non dovesse bastare inizia a regolare la carica riducendo la potenza dei pannelli, in questo modo quando le batterie raggiungono la tensione di soglia dello stadio di carica in corso viene prima portato da 0 a 100% il pwm del carico di diversione e solo quando questo non riesce più ad assorbire l'energia in eccesso si limita quella proveniente dai pannelli, così facendo si ottiene la massima resa dei pannelli senza però intralciare o limitare la corretta ricarica delle batterie che per durare molto nel tempo devono ricevere una ricarica completa ogni giorno e restare in carica float per alcune ore, fase in cui i pannelli senza questa soluzione sarebbero quasi disoccupati.La scelta di un SSR è obbligatapoichè per svolgere bene questa funzione le resistenze dei boilers non vanno accese on-off ma vanno alimentate gradualmente da 0 fino al 100% della loro potenza e per fare questo il regolatore outback fornisce un segnale ad onda quadra a bassa frequenza (dovrebbe essere tra i 50 e i 100Hz) del quale modifica il duty-cycle anche chiamato PWM, perciò sono tanti on-off veloci nei quali viene cambiato il tempo di on rispetto a quello di off modulando così la potenza sulle resistenze, ovviamente un normale relè non sarebbe abbastanza veloce e si rimperebbe subito pilotato in questo modo.Foto dei boilers nella stanza a fianco, sono 8 boiler da 80litri l'uno idraulicamente connessi in serie ed elettricamente in parallelo verso il SSR, sono stati opportunamente modificati con resistenze a basso voltaggio fatte realizzare su misura da una ditta (redic s.r.l) per una tensione di 60V con una potenza di 600W l'una. Ho dovuto limitare la potenza delle resistenze a 600W nella versione a bassa tensione invece dei tradizionali 1200W perchè a 60V sarebbero stati 20A e il termostato standard integrao regge solo fino a 10A, il termostato di stacco della resistenza al raggiungimento della temperatura massima è importante per non far bollire l'acqua e non volendo usare un termostato esterno fuori-standard ho preferito limitare al massimo consentito dalla corrente la potenza di ogni singola resistenza.Quindi nel complesso il carico di diversione è in grado di assorbire 4800W a 60V, la tensione di 60V l'ho scelta perchè è la tensione massima raggiungibile dalle batterie nella fase di carica di equalizazzione, se le avessi calcolate a 48V avrei commesso un errore perchè tali resistenze, se tutto funziona regolarmente, entrano in funzione solo durante le fasi finali di ricarica degli accumulatori, fasi in cui la tensione è compresa tra 54 e 60V in base alle condizioni particolari del momento.








Queste sono le resistenze personalizzate che mi sono fatto fare:









Il relè allo stato solido pilota una corrente di 80A con una tensione massima di 60V, ho usato 4 IRFP4321 ovvero dei mosfet della international rectifiers capaci di reggere fino a 150V e 78A, dividendo i boilers in due rami e facendo lvaorare due di questi mosfet in parallelo per ogni ramo la dissipazione di calore è minima, di fatti la grossa aletta resta quasi fredda a piena potenza, ho scelto di usare una grossa aletta per far si che non vi fossero ventoline di mezzo che sono sempre quelle che si usurano nel tempo. Il circuito sopra i mosfet è un regolatore di tensione switching che abbassa i 48-60V delle batterie a 12V per alimentare lo stadio pilota optoisolato dei gate dei mosfet, ho usato un TLP250 per questa funzione.









Il ponte a diodi in mezzo ai mosfet viene sfruttato per i suoi diodi interni come sopressore di rilasci induttivi della linea pilotata ad onda quadra poichè anche se il carico finale è resistivo le elevate correnti circolanti lungo i cavi che si continuano ad accendere e spegnere ad onda quadra generavano dei rilasci induttivi in grado di danneggiare i mosfet.
  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #6 - 09.10.10 at 14:14:00
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La tensione continua di 48-50V delle batterie viene elevata a 220V e resa alternata sinusoidale a 50Hz dall'inverter della Studer della potenza continua di 5000W e 6000W per 30 minuti, un apparato veramente ottimo che consiglio a tutti, tensione in uscita molto stabile in tutto il range di potenza, resa ottima sia alle basse che alle alte potenze di esercizio, le ventoline interne si accendono solo quando vanno forno e lavatrice insieme altrimenti si sente solo un leggero ronzio del trasformatore interno, ci alimento tutta casa senza notare alcuna differenza rispetto a quando ero connesso all'enel, anzi direi che è anche più stabile, senza considerare che durante i blackout dei temporali estivi non ci accorgiamo neanche che le case intorno sono tutte spente e solo la nostra continua a brillare indifferente di quello che succede là fuori In basso a sinistra c'è il sezionatore + fusibile sul cavo rosso del polo positivo, mentre sul cavo nero in basso a destra è montata la seconda shunt da 500A di misura delle correnti entranti ed uscenti dalle batterie, shunt fornita dalla outback.



In questa foto più dettagliata si vedono le due scatolette di derivazione dove entrano i fili dalla sala batterie appena dietro e dove con capicorda adeguati e bulloni effettuo la prima derivazione sulla linea delle batterie, prelevando l'energia necessaria per l'inverter per poi proseguire verso i regolatori di carica sull'altro lato della stanza.Il grosso circuito fai-da-te su mille fori è una scheda di ingressi ed uscite che comunica in RS485 con la regina rossa e che legge il segnale di emergenza dell'inverter e pilota il teleruttore lì a fianco che porta l'enel sull'ingresso dell'inverter, il tutto programmato in modo da far intervenire l'enel quando le batterie scendono sotto il 50% per evitare di danneggiarle per eccessiva scarica, in futuro metterò un generatore diesel e toglierò il contatore quindi quel teleruttore verrà sostituito con l'apparato di avviamento del motore del generatore.La scheda pilota anche 16 uscite a 24V AC per azionare delle elettrovalvole all'esterno per l'irrigazione, perchè già che facevo una scheda di attuazione ho messo insieme più funzioni.



Dettagli delle connessioni inverter, da sinistra a destra abbiamo: bassa tensione batterie, ingresso 220 sorgente esterna, segnale uscita inverter (contatto libero da tensione), uscita 220V che và verso il wuadro elettrico della casa.




  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #7 - 09.10.10 at 14:41:00
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Il cervello del sistema è formato da 3 dispositivi:- Il mate dalla Outback (piccolo display con contorno ovale)- Il flexNet DC sempre della Outback che legge le shunt e calcola il SOC- La regina rossa, un computer con processore GX1 300Mhz operante in DOS con software da me realizzatoI due apparati Outback automatizzano e sincronizzano tutti gli altri apparati Outback come i regolatori, usano un bus comune di comunicazione ed un altro apparato che chiamano hub con dei connettori rj45 simili a quelli della rete dei comuni pc, poi dal mate parto con un cavo seriale RS232 che si collega alla cpu x86 da me programmata, implementando il loro protocollo riesco ad interrogare il sistema outback ed avere in tempo reale tutti i dati di funzionamento, dati che raccolgo, assieme ad altri che leggo tramite le mie schede di interfaccia, per poi fare un quadro della situazione consultabile dal pc via rete, difatti la regina rossa è connessa in rete, o da fuori casa tramite il router adsl e internet. La cpu dos prende anche decisioni come quella di passare su enel in automatico o manualmente via comando pc e pilota l'accensione delle valvole di irrigazione, in futuro vorrei integrare più cose in quella cpu visto che al momento fà circa 2000fps solo per visualizzare quattro dati ongi tanto, mi pare sprecata....Per esempio vorrei monitorare la tensione di tutte le stringhe di pannelli, storicizzare i dati di funzionamento annuali, sondare la temperatura dei boilers, gestire carica e scarica di banchi batterie secondari che siano fai-da-te o schiave da sfruttare, gestire l'accensione delle luci notturne in base ai pannelli, l'accensione delle luci del garage all'arrivo di una macchina, ecc ecc... ma come al solito bisogna fare le schede di interfaccia e manca il tempo per fare tante belle cose!





Riporto di seguito delle schermate prodotte dalla regina prese durante l'arco di una giornata abbastanza soleggiata come esempio auto-esplicativo del funzionamento del sistema:





  
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NonSoloBolleDiAcqua
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Gender: Male
Zodiac sign: Scorpio
Re:Isola 6
Reply #8 - 11.10.10 at 22:03:00
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Michia che lavorone...io non ho parole...come si fa a commentare un capolavoro del genere...riuscire a fare qualcosa del genere è un lavoro che non può essere minimamente immaginato da coloro che lo fanno per mestiere...se ti dicessi che sei bravo sarebbe riduttivo.
Complimenti
Bolle

  
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Ferrobattuto
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Re:Isola 6
Reply #9 - 11.10.10 at 22:40:00
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Veramente sono rimasto senza parole pure io..... ma sinceramente mi piacerebbe "visitare l'opera" di persona.
Da soddisfazione anche solo vedere che c'è chi si impegna tanto.
Bravo Keyosz!


  
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eneo
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Re:Isola 6
Reply #10 - 12.10.10 at 10:24:00
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e' un capolavoro.....
  
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Ferrobattuto
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Re:Isola 6
Reply #11 - 12.10.10 at 13:29:00
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Devo dire che quando Key è venuto a farmi visita, tramite la mia connessione alla rete internet, mi ha fatto vedere in tempo reale cosa stava succedendo al suo impianto a casa..... Si vedeva sul monitor del mio computer la schermata della "Regina Rossa", con tutte le funzioni e i dati momentanei. Sono rimasto veramente colpito. Poi non immaginavo che dietro ci fosse tutto questo.....

P.S.
Cosa nasconde la "X" di X86? Ci andiamo con qualche vecchio computer di riciclo? Un po' di DOS o Linux vecchia maniera?
Ciao

  
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eneo
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Re:Isola 6
Reply #12 - 12.10.10 at 13:57:00
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Mi hai fatto venire voglia di comprare un'altro pannello.....io ti seguo piano piano ma ti seguo.

  
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DOLOMITICO
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Re:Isola 6
Reply #13 - 12.10.10 at 17:59:00
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Veramente l'everest del fai da te ,un'impianto magnifico,componeti mastodontiche e tutto molto serio e funzionale .
Confermo che un BRAVO è solo riduttivo,quello che mi piace è che hai puntato in grande,ma non ti fa paura avere tutta quell'energia in cantina?
Da quello che posso daire dalla mia esperienza per un'impianto come il tuo tutta quella capacità è d'obbligo,pero mamma mia se fa impressione vedere tutto quel po-pò di impianto.
Veramente uno spettacolo
  
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Keyosz
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Re:Isola 6
Reply #14 - 12.10.10 at 20:51:00
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Grazie per i complimenti,
X Ferro: x86 è una abbreviazione di 8086, 80186, 286, 386, 486, 586 ecc, dove con x si indica qualsiasi generazione di processori della serie originale intel che finivano per 86 e con gli anni è andato a finire che con la sigla x86 si indica un architettura di processori retrocompatibili con il set originale di istruzioni del primo 8086, ovvero un qualsiasi processore della famiglia x86 è in grado di eseguire il codice eseguibile a 16bit del processore originale capostipite della famiglia, ovviamente migliaia e migliaia di volte più velocemente con quelli odierni.
Pensa che tutti i processori amd per pc e quelli intel (esclusi gli ultimi a 64bit) hanno ancora il set originale di istruzioni degli anni '70, ovvero puoi prendere un programma di allora e farlo eseguire, al massimo avrai problemi con le periferiche di input e output (scheda video, tastiera, disco, ecc...) perchè quelli sono cambiato parecchio. Ovviamente su ogni evoluzione di processori sono state aggiunte molte nuove istruzioni, ma il "dna" originale è ancora implementato nel silicio.
Scusa per la lunga deviazione, tornando a noi quando dico x86 intendo una cpu compatibile con codice per 8086 che tradotto nella pratica equivale ad un normale pc da tavolo, di fatti nella regina rossa ho usato una cpu embedded ad uso industriale, altro non è che una scheda da 5 pollici che è un pc completo equivalente ad un pentium di prima generazione "cloccato" a 300Mhz con tutto integrato, 64Mb di ram, scheda video, rete, 2 porte seriali, parallela, tastiera, ha anche un disco allo stato solido, la parte più interessante è che consuma solo 10W, in pratica l'impianto fotovoltaico nemmeno si accorge della regina, ho stimato che solo l'autoscarica degli accumulatori equivale a 20 di quelle cpu....
Per la cronaca quella cpu gira in dos, il software è realizzato per dos con linguaggio C++ grazie ad un port del noto compilatore gcc di linux per dos sotto il nome di djgpp, è un programma a 32bit in dos, ovvero ha accesso a tutta la ram, non solo al primo megabyte come i software nativi per dos a 16bit.
La scelta del dos è stata dettata dalla sua estrema semplicità d'uso, stabilità, avvio rapido e completo accesso all'hardware della macchina, come per i discorsi sulle vecchie batterie ingombranti a vaso aperto del '900 che "sono passate di moda" per quelle più affascinanti sigillate e colorate di oggi ma che poi si rivelano un fiasco e le care vecchiette di allora si scopre andavano molto meglio anche il caro dos non è di meno, se si dice "dos" tutti storcono il naso pensando a roba vecchia e superata ma è solo una questione di moda, per quanto mi riguarda se la cpu non si deteriorasse potrebbe girare tranquillamente fino al 3000
Certo che puoi far girare la regina rossa su un vecchio computer, anzi un qualsiasi computer (x86) fà girare quel programma e la sua installazione è banale, basta avere una macchina che si avvia in dos e copiare un paio di files + l'exe, però dovrai trovare un vecchio compter da tavolo che consuma solo 10W, ti sfido!
Anzi, a dire il vero, se vi dovesse venire utile anche per i vostri impianti, vi posso regalare il programma, ovviamente l'eseguibile, del codice sorgente sono più geloso che della morosa , appena avrò avuto il tempo di completare la sperimentazione delle batterie fai-da-te, che vorrei realizzare un bel banco di accumulo da affiancare a quello principale, credo che poi mi rimetterò a completare, affinare ed espandere la regina rossa, magari se trovate il modo di avere una cpu/pc operante in dos che consuma poco e volete automatizzare il vosto impianto posso anche mettermi a disposizione per evnetuali aggiunte o personalizzazione se dovesse presentarsi la necessità, ma ovviamente abbiate pazienza per il tempo a disposizione


  
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